Scopri il Palazzo Arese Borromeo
Clicca qui per informarti sugli orari, sui costi e sulla prenotazione delle visite a Palazzo Arese Borromeo.
La storia
L'attuale Palazzo Arese Borromeo sorse per volontà di Bartolomeo III Arese (1610-1674) che proseguì, concretizzandolo, il progetto del padre Giulio I. Questi sentì l'esigenza di sancire l'importanza degli Arese con la costruzione di un edificio degno del potere e della ricchezza della famiglia e dal 1626 iniziarono i lavori.
Bartolomeo III fu personaggio chiave della politica lombarda del Seicento, sotto la dominazione spagnola, in quanto divenne il maggiore interlocutore degli Asburgo: ricoprì le cariche di presidente del Senato di Milano e presidente del “Consejo de Italia”. Inoltre, grazie a una serie di matrimoni combinati, divenne capo di una formidabile alleanza di famiglie nobili milanesi come i Borromeo, gli Omodei e i Visconti di Brebbia.
Al di là della sua indiscussa importanza politica, Bartolomeo III Arese era uomo di grande cultura ed essa non solo lasciò la sua impronta sulle personali scelte di vita, ma caricò di valori e significati il complesso cesanese che, essendo sempre rimasto nel corso dei secoli successivi di proprietà dei Borromeo Arese – fino alla sua acquisizione da parte dell'Amministrazione comunale di Cesano Maderno nel 1987 –, ha conservato quasi interamente gli aspetti seicenteschi.
La visita a Palazzo Arese Borromeo permette dunque di comprendere la strutturazione e gli stili di vita e ritualità delle residenze seicentesche.
Gli ambienti esterni
Evidente il rapporto del Palazzo con il suo ambiente circostante: un lungo viale, scandito da piccoli apparati trionfali, si allunga davanti alla dimora. Il viale prosegue con un unico asse nel retrostante giardino e successivamente, attraverso l'Arco del Serraglio, sino alla riserva di caccia recintata, ai tempi riservata agli ospiti.
Palazzo Arese Borromeo si affaccia sull'Esedra, uno spazio monumentale e scenografico che funge da ingresso alla dimora seicentesca e che gli attribuisce maestosità e importanza. Si tratta di un esempio unico nel panorama lombardo dell'epoca, per grandiosità di concezione e realizzazione. Oggi l'Esedra costituisce il cardine architettonico tra il Palazzo e la riqualificazione urbanistica.
A semplice struttura quadrangolare affiancata dai corpi di servizio – e un tempo da vaste corti agricole – il Palazzo è centrato sul cortile ingentilito da una loggia alla genovese (sul lato opposto all'ingresso) affacciata sulla visione del parco all'italiana.
Gli ambienti interni
Nell'organizzazione degli spazi è netta la partizione dei quartieri abitativi. Varcato l'ingresso a doppio portico troviamo a destra le scuderie (oggi adibite a Info-Point) e l'ala della servitù, a sinistra la vecchia residenza trasformata in anticamere, e dirimpetto – sotto la Loggia – la zona di rappresentanza con le volte affrescate. Il ciclo pittorico viene ripreso e ampliato al piano nobile superiore, sopra l'ingresso e nel lato a sud, cosiddetto quartiere sapienziale e abitazione dell'erede Giulio II Arese.
Le ampie superfici affrescate, che contano 33 ambienti – in misura ben superiore a quelle dell'Isola Bella dei medesimi Borromeo – sono opera di artisti del più alto classicismo milanese: da Ercole Procaccini il Giovane ai fratelli Montalto e Antonio Busca, da Giuseppe Nuvolone a Federico Bianchi, per concludere con le quadrature architettoniche di Giovanni Ghisolfi.
Il piano terra – Gli affreschi del piano terra sono localizzati nell'ala est e nell'ala nord del Palazzo. Questi ambienti, oggi per lo più utilizzati per mostre, concerti e convegni, non presentano pareti dipinte: la decorazione è limitata ai soffitti a volta, al centro dei quali si trovano uno o più medaglioni con raffigurazioni di scene mitologiche in stile rococò, con le quali venivano veicolati messaggi politici e culturali. Alle pareti di queste stanze erano collocati quadri, statue e mobili, rimasti in loco fino al 1978.
Sala Aurora, affacciata sul giardino, è la stanza più grande, più prestigiosa e raffinata del piano. Al centro della volta si trova un affresco con soggetto mitologico “Aurora e l'apparizione del carro solare di Apollo”, eseguito da Giovanni Stefano Doneda detto il Montalto. Le fanno da cornice la sala di Semele, dei Centauri, di Titano, di Vulcano e della Monarchia, dal soggetto dei dipinti che vi si trovano.
Sala alla mosaica: il Ninfeo – Il Ninfeo è un piccolo quartiere interamente decorato a mosaico di sassolini di fiume bianchi e neri con eleganti disegni tipicamente barocchi. Un tempo ricco di acqua e piante, costituiva il principale luogo di delizia della dimora, dove lo spirito poteva incontrarsi con l'arte e la natura. Infatti, la tematica dei tre affreschi nella volta nonché dalla raccolta, su mensole di marmo, di statuaria antica rendevano questo spazio un luogo dedicato alla riflessione e allo studio.
Il piano nobile – Gli ambienti del piano nobile, il cui programma iconografico celebra il potere, la sapienza e l'ingegno del casato, sono i più solenni. Possono essere suddivisi in due zone o aree: quella di alta rappresentanza, dirimpetto rispetto alla salita dallo scalone d'onore, detto anche “degli stemmi gentilizi”, affacciata sul fronte del Palazzo, verso l'Esedra; e quella privata dei quartieri maschili, verso sud, cui si accede dalla Galleria delle Arti Liberali, a destra dalla salita dallo scalone.
Oltre alle boscarecce, in cui le scene naturalistiche non sono inserite in una struttura architettonica ma occupano interamente le pareti, l'ambiente più grandioso del complesso monumentale è il Salone d'onore, detto dei “Fasti Romani” in quanto sulle grandi pareti sono narrati brevi momenti significativi della storia romana. Gli affreschi che vi compaiono sono ripartiti in due registri: nel primo sono dipinte otto statue in monocromo ad imitazione del bronzo, che rappresentano i capi di Roma da Romolo ad Augusto. Al centro delle pareti nord e sud due archi di trionfo e quadrature di Giovanni Ghisolfi, con affreschi del Montalto e di Ercole Procaccini il Giovane. Nel secondo registro la decorazione, attribuita a Stefano Doneda e bottega, consiste in una balaustra da dove si affacciano ad osservare i presenti in sala diversi personaggi in abiti seicenteschi: dame e signori, musicisti e camerieri, contadini e mendicanti.
La seconda zona, quella dei quartieri privati maschili, sul lato sud, ha accesso dalla Galleria delle Arti Liberali, o “delle statue”. Nella sua decorazione sono presenti finte architetture e finestre: pilastri e colonne corinzie sormontate da archi a tutto sesto si aprono sui paesaggi fittizi della parete di destra. Le statue dipinte sulla parete affacciata sul cortile raffigurano simbolicamente le Arti Liberali (da cui il nome dell'impianto) e di fronte ad ognuna appare il personaggio storico che le rese importanti.
A metà della Galleria si apre l'Oratorio di San Pietro Martire, la piccola cappella privata della famiglia. Questo spazio e le sale contigue dovevano formare, prima della morte prematura del figlio di Bartolomeo III Arese, Giulio II, il suo quartiere privato.
L’Oratorio dei SS Angeli Custodi
All’interno del Palazzo Arese Borromeo, l’oratorio dei Santi Angeli Custodi è uno degli ambienti dedicati alla preghiera, edificato in concomitanza con il palazzo e benedetto il 6 ottobre 1660. La chiesa svolgeva una doppia funzione di luogo per il culto aperto agli abitanti del borgo e di cappella per il palazzo, questo ha fatto sì che venisse previsto sia un ingresso pubblico con portale in pietra, sia un accesso privato con tribuna e due coretti collegate alle sale del piano nobile per i proprietari del palazzo.
Nel presbiterio si trova lo splendido altare, in marmo rosa e nero con un angelo nel timpano, che conteneva la pala dipinta dal Montalto raffigurante la Vergine, Gesù bambino, l'Angelo Custode e Sant'Antonio da Padova, di cui oggi è presente una copia.
La ghiacciaia
La ghiacciaia costituisce un particolare ambiente per la conservazione della neve e la conseguente trasformazione in ghiaccio.
Consiste di due vani interrati sovrapposti: quello superiore, di forma tronco-conica rovesciata costituiva la ghiacciaia vera e propria dove veniva stipato il ghiaccio durante l’inverno; quello inferiore è formato da un percorso ad anello sul quale si aprono delle cavità, chiamate “grottini”, realizzate per riporvi un tempo le botti del vino più pregiato da tenere in fresco. Al centro un pozzo di scolo dell’acqua di fusione del ghiaccio. Ristrutturato negli anni scorsi questo piccolo gioiello è oggi proprietà privata: viene comunque consentita l’accessibilità e la visita su prenotazione.